Roscigno Vecchia il paese che cammina, intervista a G. “Libero” Spagnuolo.
Antonietta 18/06/2017Nel Cilento così come in molte zone del sud Italia esiste un paese che, a causa della franosità del terreno, prosegue la rovinosa caduta lungo un pendio collinare verso la valle sottostante da più di quattrocento anni; solo durante gli anni cinquanta del secolo scorso gli abitanti abbandonarono le case per spostarsi un po più su dell’attuale sito, lasciando per sempre le dimore dove avevano vissuti loro ed i loro antenati, questo è Roscigno Vecchia. E’ uno dei borghi antichi più belli d’Italia, ricco di atmosfere che rimandano al Medioevo, quando le case venivano costruite con criterio di utilità e difesa e nonostante cataste di materiali vari ammucchiate in giro, si possono ammirare alcune facciate davvero pregevoli che circondano la grande piazza a pianta particolare con salite e discese dedicata a Giovanni Nicotera, patriota e politico dell’ottocento.
Purtroppo per questo gioiello ha prevalso la regola della inutilità di spendere denaro e fatiche per conservare nel tempo ciò che tempo non avrà infatti, nonostante alcuni lavori siano stati comunque eseguiti grazie al contributo della Comunità Europea, tutto scivola desolatamente verso la distruzione. Il borgo nasce intorno al 1200 secondo le prime notizie databili ma è probabile che sia molto più antico; come quasi tutti i borghi rurali del sud Italia, nascevano e sopravvivevano essenzialmente con l’agricoltura e la pastorizia, se la popolazione non veniva affamata dalle prepotenze del signorotto del periodo.
Nella sua storia, l’insediamento ha subito più volte spostamenti a causa delle frane e molto probabilmente nei secoli scorsi è stato ricostruito dove ora è situata Roscigno Nuova.
La storia racconta che all’inizio del nuovo millennio il borgo contava un solo abitante, Teodora Lorenzi detta Dorina, una suora che aveva smesso la tonaca per vivere a suo modo la Fede. Successivamente si è insediato un nuovo ultimo abitante il signor Giuseppe Spagnuolo che accoglie i visitatori e fa da cicerone per le stradine e nel piccolo Museo di arte contadina dove sono raccolti oggetti di uso comune molto ben conservati. Giuseppe è una persona gentile che pare avere a cuore il destino del borgo, ne conosce la storia ed è disponibile a raccontare alcuni aneddoti interessanti e curiosi che riguardano il passato di Roscigno Vecchia.
Ma chi è veramente Giuseppe Spagnuolo?
Un narratore di storie, che riesce a coinvolgere gli ascoltatori, raccogliendo consensi ed approvazione o un personaggio entrato profondamente nella parte di baluardo contro l’oblìo che permea il borgo da decenni?
Come lui stesso racconta, nei primi anni ’60 emigrò nel nord Italia e successivamente in Svizzera dove ebbe molte esperienze lavorative una delle quali svolge tuttora.
Nella prima parte dell’intervista che ha gentilmente concesso, il signor Giuseppe o “Libero” come ama appellarsi, parla di alcune verità scomode che danno l’esatta misura della ignoranza delle amministrazioni e dei locali, colpevoli di immobilismo che ha reso il borgo poco o per nulla appetibile ai villeggianti italiani e stranieri che amano molto questo tipo di turismo. Sostiene inoltre che la frana non interessava direttamente Roscigno Vecchia, sul territorio gravava un dissesto idrogeologico causato dall’accumulo di acqua a valle che generava zone malariche chiamate Lontaro, tant’è che ancora negli anni ’60 i due paesi contavano 1700 abitanti e tutto era perfettamente agibile infatti i proprietari delle case le utilizzavano per se o come ricovero per animali e attrezzi.
Negli anni ’60 e ’70 l’emigrazione dette il colpo di grazia al borgo che divenne uno dei tanti tristemente famosi paesi fantasma d’Italia.
Nella seconda parte dell’intervista Giuseppe “Libero” esprime il suo pensiero sulle cause che rendono la vita così difficile e problematica, dimostrando di essere veramente un uomo libero e di meritare pienamente l’appellativo che si è dato.
Qui sono disponibili foto di Roscigno Vecchia e del piccolo Museo contadino.